MAROCCO 4.0
- PiccolaZingara
- 24 apr 2018
- Tempo di lettura: 17 min
Una cosa che mi piace tantissimo fare, è portare i miei genitori in giro per il mondo.
Forse perché mi piace fargli vedere che me la cavo a gironzolare e sicuramente perché’ con loro ci sto sempre bene.
Non è una fortuna che tutti hanno e io sono una delle poche ad averla. Ho dei genitori speciali e portarli in viaggio è sempre una bella esperienza.
Questa volta è toccato al Marocco, dove sono già stata quattro volte ed essendo un luogo che amo particolarmente, con i suoi pregi e i suoi difetti annessi, ho pensato di mostrarglielo.
Cinque giorni di no stop!! I miei genitori sono pluri sessantenni solo sulla carta, perché va sempre a finire che tra i tre sono io quella più stanca…e quasi mai lor. Credo di dovermi iniziare a preoccupare…o magari funziona così nella nostra famiglia!! Più invecchiamo e più siamo energici…mi andrebbe più che bene in effetti.
La prima tappa del nostro viaggio è stata, come ormai di rito, casa di Carlo a Bergamo. Ormai è quasi scontato; nelle settimane prima ci prepariamo per non arrivare a mani vuote a casa sua (torroni, cioccolata, vino, formaggi) e puntuali come un orologio svizzero, piombiamo a casa sua per fare due chiacchiere, bere un buon bicchiere di vino e aspettare la partenza insieme a lui.
Da li si inizia a respirare l’aria di vacanza, pur non essendo ancora partiti. E così…si comincia a viaggiare.
Siamo partiti la mattina presto da Bergamo per atterrare a Tangeri, la nostra prima tappa marocchina.
Volo tutto ok…atterraggio tutto ok...temperatura perfetta…peccato per la ressa al controllo passaporti che ha preoccupato non poco i miei genitori, ma dopo un’ora e mezza di attesa, liti in arabo e vari controlli, finalmente siamo riusciti ad uscire dall’aeroporto e raggiungere i tassista che ormai pensavamo di non trovare più ad aspettarci.
A Tangeri siamo stati accompagnati al nostro ostello ( perché si…i miei genitori hanno dormito in un ostello) da un ragazzino che avrà avuto 15 anni e che ci ha subito proposto di aiutarci a girare la medina. Capita spesso in credo tutte le città marocchine e forse arabe in generale, che ragazzi ti chiedano se vuoi una mano a visitare; ovviamente questo non gratis, poi ti chiedono un compenso a fine giornata, ma in alcuni casi forse conviene. Almeno loro conoscono i labirinti che si creano nelle medine e bene o male anche un po’ di storia, quindi essendo la prima volta a Tangeri, ho pensato di approfittarne.
Come prima cosa siamo andate nel nostro ostello a posare gli zaini, ormai unico bagaglio previsto per i miei viaggi e anche quelli dei miei genitori.
The Melting Pot Hostel, questo è il nome dell’ostello, che si trova nel centro della medina ed è davvero carino oltre che molto comodo; beh è pur sempre un ostello, quindi nessuno si aspetti di finire nel lusso, ma merita decisamente, sia per la posizione che per l’ambiente in se. Anche lo staff è stato decisamente accogliente, per non parlare della fantastica vista dal tetto e della buona colazione.
Da lì siamo partiti per il nostro tour de force insieme ad ragazzo marocchino, di cui nemmeno ricordo il nome e che ci aspettava fuori dalla reception.
Ora...abbiamo girato talmente tanto e ci hanno dato talmente tante informazioni, che non saprei dire esattamente tutto quello che abbiamo visto.
Primo perché eravamo già stanchi dal viaggio, secondo perché davvero siamo stati bombardati di informazioni.
Una cosa che ricordo sicuramente è il pranzo, che abbiamo fatto in un ristorante dove siamo stati portati. Sinceramente ci aspettavamo una colossale fregatura e soprattutto un fucilata per il prezzo, ma non è stato così…abbiamo speso relativamente poco e abbiamo mangiato benissimo in questo ristorante tipico, che ci ha ospitato in un bellissimo salone in stile arabo.
Il pomeriggio invece l’abbiamo passato tra le vie della medina, dove abbiamo visto vari palazzi, il carcere, la casa numero “0” di Tangeri e le grotte di Ercole, luogo che pare essere una tappa obbligatoria in quel di Tangeri; e si…in effetti confermo che sono molto suggestive e magiche, merita quindi spendere qualche soldo in più e andare a visitare.
Una cosa che ci è rimasta impressa in questo viaggio è stato sicuramente vedere quante case possiede il re del Marocco e soprattutto, vedere quanto i marocchini siano devoti a lui e quanto ne parlino bene. La prima casa che abbiamo visto, ovviamente di dimensioni molto poco modeste, è stata quella di Tangeri, sulla strada per andare alle grotte.
Finito il giro di Tangeri, abbiamo lasciato al ragazzo qualche soldo per tornare soli in ostello. Con i marocchini si sa, bisogna sempre contrattare e così abbiamo fatto anche con lui, che per quanto sia stato disponibile…voleva scucirci un po’ troppi soldi, ma anche no; va bene tutto, ma pagarlo come una guida ufficiale mi è sembrato un po’ esagerato.
La sera, dopo esserci almeno fatti una doccia, abbiamo fatto un giro nella medina da soli. Specifichiamo che il giro nella medina significa che abbiamo fatto si e no 500 metri per paura di perderci. Ma 500 metri interessanti, perché abbiamo assistito alla parata di un matrimonio che ci ha accompagnati fino al ristorante dove volevamo andare a mangiare.
Rif Kebdani, altro ristorante molto carino e anch’esso tipico, dove abbiamo mangiato molto bene e soprattutto abbiamo speso pochissimo, ancora meno del pranzo. Una cosa che è bene ricordare sempre in Marocco, è chiedere sempre prima i prezzi delle cose (a meno che non li vediate scritti da qualche parte) perché ci mettono niente a gonfiarli, anche se comunque, per un europeo sono sempre prezzi bassi generalmente.
Dopo la cena siamo rientrati in ostello, finalmente per collassare a letto. Anche se, come dicevo prima, la stanca ero solo. Ma precisiamo che ho fatto tutto il giorno da traduttrice e questo ha contribuito a stancarmi!!! Mia mamma voleva ancora girare per la medina, ma diciamo che magari…girare da soli, la sera, in una medina che è peggio di un labirinto e in un paese sconosciuto di cui non conosciamo la lingua, non mi è sembrata proprio una brillante idea ecco…
Il secondo giorno non è stato meno faticoso.
Iniziato in tranquillità, con una buona colazione marocchina in ostello, un po’ di relax nel suo terrazzo circondato da centinaia di case bianche, quelle tipiche di Tangeri e infine un giro per le vie della medina alla ricerca di qualcosa di buono da portarci nel viaggio che stavamo per fare da li a poco.
È stato tremendamente carino girare per la medina come i locali per fare la spesa entrando nei vari negozietti per comprare da mangiare.
Abbiamo fatto scorta di quel fantastico pane che vedi ovunque, una ( Credo ) ricotta di pecora e qualche verdura per farcire i nostri panini, cercando di comunicare con i signori dei vari negozi, che palesemente non parlavano inglese. Abbiamo passeggiato fino al mare, respirato l’aria del Marocco e non ci siamo persi!!
Lungo la strada abbiamo anche incontrato un signore di Milano trasferitosi a Tangeri già da qualche anno ( invidio un sacco queste persone ch decidono di cambiare vita in questo modo!! Decido…e cambiano…basta!) , con il quale abbiamo scambiato qualche chiacchiera. Ci ha chiesto cosa avevamo già visto di Tangeri e gli abbiamo fatto l’elenco dei posti visti il giorno prima insieme al ragazzo marocchino. Lui a questa lista ha però aggiunto un posto, un bar di nome……che pare esser molto famoso li e che in effetti era stato una delle tappe il giorno prima; ma ci siamo entrati di fretta e essendo possibile fumare all’interno, siamo rimasti molto poco, perché non siamo particolarmente amanti di ambienti nebbiosi e con aria inrespirabile come quello.
Dopo aver scambiato qualche parola con lui siamo rientrati in ostello, abbiamo chiacchierato anche li prima di partire, perché papà, che è una persona estremamente socievole anche quando non capisce nulla di quello che gli viene detto in qualsiasi lingua che non sia italiano, non si sa come e tantomeno perché, è riuscito a fare amicizia con il tipo dell’ostello che si occupava della cucina. Si occupava della cucina, significa che ci dava un occhio e che metteva i piatti per la colazione la mattina…non che facesse particolari lavori .
Resta in fatto che papà e questo tizio ormai si capivano, o meglio, il tizio ha capito che mi padre beve librate di caffè, allora glielo preparava.
Dopo aver preparato i panini, abbiamo preso i nostri zaini, fatto chiamare un taxi (che ci è arrivato in ritardo) e al volo siamo riusciti a prendere il biglietto e il treno per Kenitra. Ho scelto di prendere la prima classe, primo perché alla fine i prezzi non sono per niente alti e secondo perché per i miei genitori mi è sembrato meglio… già poveri li ho fatti girare come trottole…e avrei continuato a farli girare come trottole anche nei giorni dopo.
Siamo stati in treno un paio d’ore e siamo arrivati a Kenitra verso metà pomeriggio. L’arrivo è stato per un attimo traumatico, perché siamo scesi a Kenitra Medina… mentre le altre volte che sono stata li da sola sono sempre scesa a Kenitra; per cui appena scesa dal treno e usciti dalla stazione, mi sono sentita per un momento spaesata e, senza dire nulla ai miei genitori, ho pensato “ poramiseria…ma dove siamo? “.
Passato l’attimo di panico, in cui mi sono chiesta, come mi succede spesso, “ma perché mi devo sempre cacciare in queste situazioni?”, Il resto è andato liscio come l’olio.
Abbiamo preso un taxi spiegando alla meno peggio al tassista dove dovevamo andare, et voilà, siamo arrivati al Sulf Camp.
Ad aspettarmi Kadija L’ho trovata a braccia spalancate sulla porta e come mi ha vista mi ha subito abbracciata! Non pensavo nemmeno si ricordasse di me. Kadija è la cuoca del camp, è adorabile! Ti coccola sempre e cucina delle cose favolose. Dopo mille baci e abbracci e le giuste presentazioni tra lei e i miei genitori, ci ha mostrato la camera che era stata riservata per noi. Una camera grande con un letto matrimoniale e un lettino e il bagno privato, che affacciava direttamente sullo spazio comune del camp.
Avendo visto un letto matrimoniale e un lettino, ho pensato che quella fosse la camera per tutti e tre, ma quando ho provato a posare lo zaino, Kedija mi ha bloccato, mi ha presa per un braccio e mi ha trascinata via ( Non parla inglese, quindi l’unico modo che ha per farmi capire le cose e facendole).
Abbiamo attraversato lo spazio comune e mi ha portata in un'altra delle due casete, ha aperto la porta di una delle stanze e mi ha indicato un letto matrimoniale sbracciando e facendo movimenti come se si stesse rotolando nell’aria; stava cercando di farmi capire che Boomy, il proprietario del camp, si è raccomandato di darmi la camera privata, con il letto matrimoniale per poter stare comoda e potermi “rotolare” nel letto in santa pace. Quando l’ho capito sono scoppiata a ridere, perché intanto è stata una scena piuttosto comica e poi, sia lei che Boomy, sono stati gentilissimi a dedicarmi uno spazio; in quel momento ho realizzato che stavano aspettando un amica, non un’ospite qualsiasi ed è stato bello realizzarlo.
Da li a pochi minuti è arrivato anche Boomy. Non sto nemmeno a scrivere quanto fossi felice di vederlo e, soprattutto, quanto fossi felice di presentargli i miei genitori. Non penso riuscirei a quantificare la felicità di quel momento.
Non so dare una spiegazione a questa cosa ma, personalmente, adoro Boomy, è un po’ un papà e ti ispira fiducia.
Insomma è stato un arrivo carico di emozioni; i miei genitori erano quasi increduli nel vedere che praticamente ero a “casa”.
Boomy era appena arrivato da una delle sue lezioni di surf, insieme ad un gruppo di ragazza spagnole che erano li da tutta la settimana.
Stavano per prepararsi e andare a fare una piccola gita al lago e subito mi ha trascinata con loro; così ho lasciato i miei genitori al camp a riposare dopo il viaggio che gli ho fatto fare e mi sono infilata nel van con loro: Boomy, le quattro ragazze, l’altro istruttore e un ragazzo che li aiuta con le tavole; in 8 sul Van.
Tutti insieme siamo andati a vedere il lago di Mehdia e a fare una passeggiata lungo il suo perimetro. Ho sempre visto il lago passando, ma quella era la prima volta che andavo a vederlo; eppure è vicinissimo al camp.
Durante quella gita ho parlato un po’ con le ragazze spagnole e anche con Boomy; non so perché ma ogni volta sembra di essere li da sempre; probabilmente sono nata li in un altra vita…qualcosa del genere…perché altrimenti non saprei che altra spiegazione dare a questo fenomeno. Dal lago, ci siamo poi spostati in riva al mare; siamo andati ad ammirare il tramonto e a controllare lo spot dove saremmo poi andati il giorno dopo a fare lezione.
Dopo tutto quel gironzolare, siamo tornati al Camp e tempo di una doccia, via… io, mamma e papà di nuovo con il sedere sul Taxi diretti al Chez L’italienne, che di italiano ha poco. Si ha piatti italiani…ma tanto è inutile…all’estero non li puoi mai chiamare piatti italiani, sono delle rivisitazioni; Ma comunque si mangia piuttosto bene.
Jason, il proprietario, è un amico, nonché il migliore amico di Nabil (per chi non ha letto i post vecchi, quindi praticamente tutti, Nabil è uno degli istruttori che lavora da Boom, con cui sono rimasta in contatto e che di solito lavora a Mehdia nei mesi estivi, mentre per l’inverno si sposta più al Sud a fare corsi e a lavorare alla creazione dei suo camp).
Jason è stato super. È venuto a prenderci a metà strada e al ristorante ci ha imbottiti per bene. Ogni giorno vanno prendere il pesce fresco e quella sera ce l’hanno preparato e pulito in diretta. Che buono che era! Ci siamo riempiti fino all’ultimo respiro e siamo tornati al Camp distrutti dalla giornata che è sembrata eterna e dalla cena che ci ha letteralmente distrutti.
Il terzo giorno finalmente ho fatto surf, per la prima volta con Boomy. Io, le ragazze spagnole e lui completamente soli in acqua. Abbiamo fatto un po’ di lezione e poi dopo che ci ha fatte stancare per bene, ci ha portate oltre al Line Up. È stato difficilissimo arrivarci e quando finalmente eravamo li… ormai eravamo talmente stanche, che nessuna di noi è riuscita a prendere l’onda. Io ho riprovato, mi sono caricata di quella poca forza che mi restava e sono tornata oltre il line up…ma la fisica è stata di nuovo troppa e quando sono arrivata, ormai avevo perso le speranze; anche perché eravamo vicine agli scogli e la corrente continuava a mandami proprio verso di loro; così ho lasciato perdere e sono tornata in spiaggia dove i miei genitori stavano guardando noi puntini lontani persi nelle acque dell’atlantico.
Quel giorno non è stato solo il mio primo giorno di surf con Boom, ma è stato anche il primo giorno di surf di mio papà. Ora…precisiamo che papà ha 70 anni e che è un fuori di testa…ma mai più pensavo che avrebbe addirittura provato a fare surf e invece si. La mattina durante la colazione, Boomy l’ha sfidato….gli ha fatto provare un pio di esercizi, l’ha coricato sul tavolo da pranzo, gli ha detto come alzarsi e via… ha deciso che poteva provare a stufare, lui ha raccolto il guanto della sfida e si è messo la muta, pronto a stufare con noi.
È stato tremendamente divertente…ero con papà in Marocco a correre sulla spiaggia con la muta e a spiegargli come surfare. Il wam up è riuscito a farlo tutto, poi in acqua però ha preso qualche botta e ha scelto di uscire poco dopo. Ma poco è importato. Papà ha provato a fare surf e se glielo chiedo di nuovo…provabile che ci riprova.
Direi che quindi già la mattinata è iniziata bene e di cose ne sono successe, ma ovviamente non è finita li.
Dopo la lezione di surf e il viaggio in van con i miei genitori, che vi assicuro sembrava una scena di un film di fantascienza, abbiamo pranzato tutti insieme al camp, dove ovviamente Kadija aveva preparato ogni ben di Dio.
Sono momenti piacevoli quelli insieme ad altri viaggiatori, tutti insieme al tavolo, ognuno che racconta la propria storia e vedere anche i miei genitori che raccontano le loro storie, vabbeh precisiamo…le raccontavano a me e io in qualche modo le dovevo tradurre, era divertente.
Quel giorno le ragazze spagnole dovevano partire, era il loro ultimo giorno. la tristezza invadeva l’aria che ci circondava e si vedeva chiaramente che non volevano partire, ma stare li con Boomy.
Boomy insieme al suo camp fanno questo effetto…vorresti rimanere li per sempre, in quel magico giardino.
Le ragazze dovevano partire verso metà pomeriggio, così ne ho approfittato e mi sono infilata con loro sul van per andare a fare due commissioni mentre i miei genitori si rilassavano un po’ al camp. Pensavo di andare a comprare due o tre confezioni di the, di ritirare qualche soldo, accompagnare le ragazze in aeroporto insieme a Boomy e poi rientrare, invece no.
Abbiamo, si, comprato il tè e si fatto il resto delle cose che avevo programmato, ma dopo aver lasciato le ragazze al loro viaggio di rientro, con baci abbracci e mille promesse di altri incontri, Boomy mi ha portata con lui a Rabat.
Non ho capito subito cosa stessimo facendo in realtà…ho visto che stavamo prendendo una direzione diversa. Non mi sono preoccupata più di tanto…è Boomy…non mi passa nemmeno lontanamente nel cervello che possa avere intenzioni poco piacevoli. Ho realizzato quando abbiamo parcheggiato, che mi stava portando a fare un giro per la medina con lui. È stato immensamente carino, abbiamo chiacchierato, mi ha fatto vedere tutto il mercato, mi ha fatto fare qualche foto per le bellissime vie colorate, abbiamo comprato degli occhiali da sole, salutato suoi amici…insomma, sembrava di essere in giro con uno zio.
Abbiamo chiacchierato tanto e abbiamo un po’ perso la cognizione del tempo; in più io avevo il telefono spento e non potevo avvisare i miei genitori, che poverini mi aspettavano a Media.
Siamo rientrati che ormai il sole era calato e finalmente i miei si sono tranquillizzati ...mi hanno persa per almeno quattro ore…
È stato un pomeriggio bello…ma bello bello, perché ho visto in boomy un amico, una persona a cui affezionarsi, un uomo che fa il suo lavoro con passione e che vive la vita in modo spensierato e ti trasmette tutta la sua positività. È stato come girare con papà… in boomy ci rivedo tantissimo mio padre e infatti anche tra di loro è nata tanta complicità. Prima di partire sapevo che sarebbe stato fantastico vederli insieme, ma non avrei pensato così tanto.
La sera con i miei genitori abbiamo cenato in un locale lungo la passeggiata di fronte alla spiaggia; niente di troppo esaltante…un ristorantino tranquillo…forse pure troppo. In più alla richiesta di una birra per mio padre c’è stato uno sguardo accusatorio da parte del cameriere, quasi come se avessimo chiesto della cocaina. Io avevo avvertito papà del fatto che in Marocco, essendo un paese mussulmano, non bevono alcool…ma papà è de coccio.
Al rientro, come tutte le altre sere, siamo svenuti a letto, almeno…io sono svenuta…i miei genitori hanno energie da vendere…a differenza di me…che sono una chiavica a confronto.
Ultimo giorno al camp…una tragedia…io sono sempre triste quando devo lasciare quel posto….e tutte le volte mi dico che quando ci torno devo starci almeno due settimane…ma non lo faccio mai.
Dopo la solita abbondante colazione, con tutti le cose tipiche marocchine, io ed una coppia spagnola, siamo andati a fare surf nello stesso spot del giorno prima. Ma questa giornata e stata molto meglio di quella prima.
Intanto perché eravamo in tre…quindi Boomy riusciva a seguirci molto di più…e poi perché ha deciso che era il momento giusto per cambiarmi tavola e darmene una più corta…che significa essere migliorata.
Mi sono divertita come una pazza e anche lui si divertiva a farmi prendere le onde. Ha deciso che voleva distruggermi e così ha fatto; mi faceva girare a destra e a sinistra, stare dritta sulla tavola, mi faceva provare a switchare…che non significa che ci riuscivo, ma almeno ci provavo. Mi divertivo un sacco, perché alcune cose riuscivo a farle, altre no, ma provavo e soprattutto riuscivo a gestire la tavola più corta…ed era la prima volta.
Si vedeva proprio che eravamo tutti e due entusiasti di quella lezione, tant’è che abbiamo fatto più del tempo che avremmo dovuto…ma io non riuscivo a fermarmi quasi…mi stavo divertendo da morire. Ma ad un certo punto mi sono sentita abbandonare totalmente dalle energie…e a quel punto ho deciso fosse meglio chiudere li la lezione.
Anche Boomy, dopo avermi detto almeno quindici volte “dai!! Fai l’ultima..” , ha visto che non ne potevo proprio più e Così siamo tornati al camp.
Ultimo giorno…quindi ultimo pranzo insieme della vacanza…
Tutti insieme a tavola a mangiare il cuos cous, a chiacchierare e a suonare il Bongo…compreso mio padre, che sembrava più un bambino che batteva manate a casaccio, ma comunque era divertente da vedere.
Finito il pranzo abbiamo fatto le valigie e ci siamo ritrovati nello spazio comune per i saluti. Abbiamo abbracciato Kadjia fortissimo…lei non mi mollava più!! Voleva tenermi li con lei…e sinceramente ci sarei rimasta!
Abbracci, baci, nessuna voglia di andarcene…ma alla fine non abbiamo ceduto e insieme a Boomy e Yassine, siamo andati in stazione a prendere il treno per Fes, ultima tappa del nostro viaggio.
Anche salutare Boomy e Yassine è stato quasi straziante!! A me vengono le lacrime ogni volta che vado via…Non dovrebbero esistere i saluti…ma quelli non sono addii, sono sempre e solo degli arrivederci.
In stazione abbiamo aspettato ore il treno… in realtà avremmo dovuto prendere quello che partiva pochi minuti dopo il nostro arrivo, ma la ragazza che ci ha fatto i biglietti ha sbagliato e ci ha prenotato la prima classe per il treno delle 18 e 30, ma noi eravamo li già dalle 16. Quando me ne sono accorta, stavamo per salire su quello delle 16 e qualcosa, ma ci ha fermati il controllore, che mi ha fatto prendere un colpo, perché con freddezza mi ha solo detto “Voi non potete salire…” ed io ho pensato…”PERCHé CHE HO FATTO!!!!!!”. Alla fine era soltanto sbagliato l’orario e quando ho visto sono corsa in biglietteria per chiedere se era possibile cambiare il biglietto senza dover aspettare fino alle 18:30. Ma prima ancora di arrivarci, un addetto, non so bene a cosa, ci ha preso i biglietti, ci ha chiesto quale fosse il problema ed è andato per noi a cambiarli.
ecco…queste sono le cose che stupiscono….tutti ti aiutano; non rimangono indifferenti…ti danno subito una mano e senza pensarci più di tanto, così, alla fine della fiera abbiamo cambiato il biglietto prendendo dei posti in seconda classe, che erano gli unici rimasti per il treno delle 17, e che ho preferito prendere per non arrivare troppo tardi.
Intanto non volevo viaggiare troppo tardi e poi a Fes c’era Nour che ci aspettava e volevo arrivare prima possibile.
D’altro canto però, ero un pelo in ansia. Far viaggiare i miei genitori in piedi e ammassati nel vagoni della seconda classe, non mi sembrava poi una così grande idea! Ma o così, o così…allora ci siamo avventurati e alla fine non è nemmeno stato così traumatico…anzi.
I primi 40 minuti circa, in effetti li abbiamo passati un po’ schiacciati, ma nulla di così trascendentale; poi il treno ha iniziato a svuotarsi e siamo riusciti a viaggiare abbastanza comodi.
Siamo arrivati Fes che iniziava già ad essere buio, in stazione abbiamo preso il primo taxi che abbiamo visto e siamo subito andati al Riad che avevo prenotato.
Siamo stati accompagnati nelle viette da un ragazzino…praticamente ovunque trovi questi ragazzini che ti portano in giro e spillano soldi, ma con un occhio di riguardo riesci a non farti fregare.
Questo ragazzino voleva farci fare un po’ un giro lungo, credo per confonderci un po’ le idee, ma ho seguito la mappa e siamo arrivati comodamente al Riad, dove però…ci aspettava l’ennesima sorpresa.
Siamo stati nella Hall una ventina di minuti in attesa di non sapevamo cosa.
Avevamo già lasciato i nostri documenti, fatto la registrazione e quindi non si capiva bene perché non ci dessero una camera.
Nel frattempo ci ha raggiunti Nour, che non vedevo dal mio primo viaggio in Marocco!!! Lui è stato la mia guida quando sono andata la prima volta.
L’ho conosciuto tramite couchsurfing e così mi aveva ospitata. È stato un incontro meraviglioso, una persona unica; mi aveva guidata per un’intera settimana per le vie di Fes e da li siamo rimasti molto amici ed ero felicissima di farlo conoscere ai miei genitori, che per mesi mi avevano dato della fuori di testa perché mi sono fatta ospitare in Marocco da uno sconosciuto (si beh…non avevano tutti i torti, lo so, non è una cosa così normale).
Finito il momento della carrambata, abbiamo ripreso in mano la situazione cercando di capire che ne sarebbe stato di noi. Eravamo stanche e volevamo solo cenare e coricarci…l’ennesima delle mille mila sorprese, il Riad che avevo prenotato .Era pieno!!! ERA PIENO CAVOLO!!!
Panico!! E adesso? Per fortuna il panico è durato poco, perché mentre ci facevano aspettare, questi furboni ci hanno trovato un altro posto non molto distante e siamo stati accompagnati in un altro Riad.
Riad Rocco!! Noi siamo stati in Marocco…nel Riad ROCCO… vabbeh!
Alla fine comunque è andata bene. Il Riad ci è piaciuto, anche se la nostra camera era un po’ arrangiata, nel senso che siamo stati piazzati in un camerone, che secondo me in realtà doveva essere una sala da pranzo o qualcosa di simile.
Ma per il prezzo, la posizione, la pulizia e la bellezza…andava benissimo.
La tanto agognata cena, l’abbiamo fatta insieme a Nour nel ristornate del Riad, poco distante. Ma abbiamo resistito ben poco, eravamo distrutti dall’ennesima giornata infinita! Praticamente la vacanza, è sembrata infinita…
L’ultimo giorno ce la siamo presa parecchio comoda!! Colazione sulla terrazza del Riad, con vista a 360 gradi sulla città imperiale, in un atmosfera calda e rilassata, un giro per la medina, un pranzo nel Riad…abbiamo fatto i turisti tipo.
Purtroppo quel giorno non abbiamo incontrato Nour perché ha avuto problemi con il lavoro e non è potuto rimanere con noi, ma ce la siamo cavata bene. Tutto sommato non è così terribile girare per le stradine anche se molto labirintiche.
In centro abbiamo visto tutti i negozi di pelletteria, sicuramente non adatti ad un vegano e ho porto i miei genitori a vedere la conceria, punto di tipico interesse turistico di Fez. Una puzza tremenda, in fin dei conti sono animali morti, ma comunque bello da vedere.
Abbiamo visto il museo del legno e dell'artigianato di Nejjarine, dove abbiamo sorseggiato il tipico tè alla menta marocchino e per finire abbiamo fatto un giro in taxi sopra Fes, mentre andavamo in aeroporto.
L’autista del taxi ha insistito per farci vedere la città dall’alto e come ormai succedeva sempre…per farci vedere qualche avere del Re; ovviamente villoni, giardini, mille guardie...cose così.
Così finisce la nostra vacanza. Nell’aeroporto di Fes!
I miei genitori già mi chiedono se ci torniamo, ed è passato solo un mese!! Ma il Marocco….o lo ami o lo odi probabilmente…
Noi direi che lo amiamo e un po’ patiamo il mal d’Africa. Unico rimedio…tornarci…e così sarà di sicuro
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