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Il Mio Canale

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SURF WEEK

  • Immagine del redattore: Admin
    Admin
  • 29 ott 2017
  • Tempo di lettura: 15 min

I “trent’anni e non sentirli” continua…

Aprile 2017 e già si pensa a cosa fare ad Agosto (io dovevo ancora partire per le Filippine).

Andiamo in Croazia!! Facciamo Autostop, tanto siamo in tre, non sarà pericoloso. Rimaniamo però in due, allora il progetto cambia…. Andiamo a Barcellona! Sempre in autostop, in due fino a Barcellona possiamo farcela!

Nulla….alla fine stravolgiamo tutto….. la meta diventa il Portogallo con la Surf Week. Trovata per caso con Instagram, questa vacanza organizzata sembra essere perfetta per le nostre tasche, le nostre idee di viaggio e soprattutto per il fatto che potremo fare surf, oramai diventato quasi una droga. Così, io e la Mandy ci decidiamo e prenotiamo questa nuova avventura.

Si dice che chi va con lo zoppo, impara a zoppicare; ecco… la gamba di Mandy inizia ad avere qualche cedimento. Così presa da un istinto a lei ancora conosciuto, le arriva un illuminazione: “e se andassi in Marocco prima di venire in Portogallo? Faccio qualche giorno la e ti raggiungo a Porto”.

Detto fatto! Ora io sono sola a Porto e lei sta partendo da Casablanca per raggiungermi.

Atterrata ieri a Porto, ho subito trovato un posto accogliente e nel pieno centro della città dove stare.

Il nice way hostel…bello bello bello.

dopo il check in mi sono fiondata nel primo bar che ho visto per pranzare. Erano già le 15.30 e la fame era decisamente tanta.

non capendo una parola di portoghese, ordino la prima cosa che vedo nella lista, scegliendola praticamente per il prezzo; Che devo dire, in Portogallo sono decisamente convenienti.

Per prima mi arriva una bella birra fredda che da subito inizio a sorseggiare e dopodiché mi arriva una Francesinha. Credo non mangerò mai più una roba simile in vita mia. Mi si presenta un piatto pieno di patatine fritte con appoggiato sopra un uovo fritto, che già così a vedersi non sembrava un pasto leggero. Al primo taglio dell’uovo, la sorpresa!! Sotto c’era ancora un sandwich con dentro formaggio, prosciutto, due salsicce, una bistecca e burro; la seconda birra per tirare giù quei bocconi è stata necessaria.

Finito quel pasto così leggero, rientro in ostello e muoio nel mio letto.

Una camerata da 12, ma tranquilla. Il mio letto in una specie di loculo, ma comunque comodo. Una volta sveglia e ripresa dalla mazzata culinaria, mi sono resa conto che la camera in cui mi trovavo, era la torre del palazzo, con un fantastico soffitto molto alto e fatto di travi in legno.

Quest’ostello è stupendo e lo staff anche. Avevo contattato tramite couchsurfing un ragazzo di Porto, perché ho pensato che così non avrei passato l’unica sera sola a Porto annoiandomi, ma ha iniziato ad essere troppo insistente, così l’ho liquidato ed ho deciso di fermarmi a cenare in ostello dove ho scoperto che era stata organizzata una cena. Non potevo prendere una decisione migliore.

ho passato la serata in mezzo a ragazzi australiani, tedeschi, brasiliani e tutti insieme siamo poi usciti a goderci la vita mondana portoghese.

In poche ora ho già stravolto una e decina di volte i miei piani.

Ora mi trovo in ostello, aspetto l’arrivo di un ragazzo che sarà con noi alla surf week da martedì e che come me si trova da solo a Porto, passeremo la giornata insieme in attesa di Mandy.

La giornata è assolutamente volata. Fabio, il ragazzo che con noi farà l’esperienza della surf week è simpaticissimo.

Dopo la mattinata di ozio più totale, passata per lo più a scrivere e ragionare su come aggiungere foto ai miei post, finalmente ricevo il messaggio di Fabio, pronto per fare un giro insieme nei vicoli di Porto.

Così mi preparo e lo raggiungo per iniziare il nostro Tour casuale.

Abbiamo passeggiato per un paio d’ore lungo il fiume, visto le bancarelle e chiacchierato. siamo passati sopra al Ponte Dom Luis, siamo scesi a vedere i ragazzi che da li si lanciano in acqua, abbiamo costeggiato tutto il fiume, attraversato i vicoletti stretti e ripidi tipici di Porto, fino a risalire su per la collina che porta a “placa da Liberdade”, da li abbiamo proseguo lungo le salite, diretti alla "Livraria Lello e Irmão" che è una delle librerie più belle al mondo, dove però la coda infinita ci ha fatto rinunciare (alla fine ci eravamo già stati tutti e due), così ci siamo infilati in un negozio poco prima della libreria; un negozio bellissimo! Fernandes Mattos, pieno di oggetti vintage stupendi e arredato esattamente come la libreria che padroneggia accanto e che lo rende suggestivo; con il suo sapore retrò ti fa fare direttamente un tuffo nel passato. Merita di essere visto quasi quanto la libreria e indubbiamente, qualche oggetto va acquistato; io mi sono subito comprata il furgoncino della volkswagen da hippie.

Dopo quella visita siamo ri-scesi in “placa da Liberdade” dove sarebbe arrivata la Mandy e io e lei dove avevamo l’ostello.

Lei in arrivo dal Marocco insieme alle sue storie e noi ad aspettarla davanti ad un buon bicchiere di Porto a raccontarci le nostre di storie. Ovviamente nel momento dell’incontro è scattato l’attimo abbraccio, baci, urla…Fabio deve aver pensato che siamo pazze.

Tappa ognuno al proprio ostello, io e Fabio per riprenderci dalle ore di camminata al caldo e la Mandy per riprendersi dal viaggio e poi di nuovo a passeggiare su e giù per quelle vie. Cena di fronte al ponte, affacciati sul fiume con davanti agli occhi un fantastico tramonto, un buon vino e tanti racconti di viaggio. qualche drink in giro per i locali e poi dritti a riposare.

Meno due giorni alla Surf week.

La terza mattina per me e seconda per Mandy, ci siamo svegliate presto. Avevamo deciso che arrivare a Caldas da raigha avremmo fatto autostop. Così dopo aver chiesto consiglio in rreception ci siamo dirette verso la casa della musica con la metro e da li abbiamo raggiunto l’entrata dell’autostrada. Dove per circa un ora e quaranta ci siamo appostate, zaino in spalla, con il pollice all’insù.

Ad inizio anno abbiamo stilato una lista di cose da fare e tra queste c’era proprio l’autostop. A dire la verità ci sentivamo un po’ fesse a stare li ferme e chiedere a gente mai vista un passaggio, fino a che non si sono fermati Iolanda e Bernard, lei tedesca e lui francese, che ci hanno portate a Espinho, esattamente a 15 km da Porto, più o meno un ottavo del viaggio che dovevamo fare; da li abbiamo ripreso a fare autostop…un disastro! Caricate da un tizio portoghese che non parlava minimamente inglese e che….ha pensato di portarci su un altra strada, secondo lui più semplice, dove fare autostop….niente….l’idea dell’autostop è andata fallendo! Abbiamo optato per scroccare un ultimo passaggio e farci portare alla stazione più vicina.

Li abbiamo fatto una sosta di un paio d’ore, ci siamo mangiate un enorme banana split di fronte all’oceano e ci siamo dirette verso Caldas con il treno. Alla fine quello che doveva essere un viaggio di due ore in macchina è diventato un avventura di otto ore, con vari incontri strani, ma decisamente divertente, nonché stancante.

Finalmente a Caldas abbiamo chiesto al ragazzo dove abbiamo affittato la camera per la notte di venirci a prendere, ed eccolo arrivare con una macchina a due posti….non ci potevamo credere….eravamo ancora in piena avventura. Per fortuna abbiamo fatto solo un paio di chilometri, in tre su una macchina a due posti era la ciliegina sulla torta perfetta!

Ora finalmente siamo in un letto, distrutte da una giornata lunghissima ma curiose per quello che sarà domani. L’idea è quella di riprovarci. Da qui a Peniche sono 30 km…se ci va Bene ci metteremo sei ore!! Sinceramente speriamo di no; se vediamo che proprio non ne siamo in grado, troviamo in bus e ci arriviamo più comode sicuramente…

Oggi la sveglia è stata un incubo, il primo pensiero è stato quella di lanciarla contro il muro e farla in mille pezzi, il secondo invece ’ho rivolto alla surf week. Quello era finalmente il giorno in cui avremmo conosciuto tutti i nostri compagni di viaggio e soprattutto avremmo visto questo fantastico camp che ci è stato presentato come un vero e proprio un sogno.

Infiliamo i quattro stracci che ci siamo portate dietro negli zaini e ci chiudiamo dietro la porta della casa che ci ha ospitati per affrontare la nostra nuova giornata di vacanza e a quanto pare avventura.

Abbiamo attraversato una strada poco trafficata incerte della direzione in cui stavamo andando, alla ricerca di un bus per Peniche; La sera prima il nostro Host ci ha spiegato la strada, ma tra il sonno che ci stava piano piano spegnendo e il fatto che ci stesse dicendo le cose in portoghese, non abbiamo capito molto della spiegazione.

Così abbiamo camminato un po’, abbiamo fatto una abbondante e decisamente grassa colazione, ci siamo svegliate con un caffè e siamo andate alla ricerca della stazione dei Bus, che tutto sommato è stata abbastanza semplice.

Abbiamo trovato il bus e dopo un ora di viaggio siamo finalmente arrivate a Peniche. Li ad aspettarci ci sarebbe dovuto essere Daniele, il romano, che invece era disperso per Peniche alla ricerca della stazione. Io e la Mandy ci siamo piantate li ad aspettare il suo arrivo, fino a che non lo abbiamo visto scendere da un auto con un tizio portoghese a cui è riuscito a chiedere un passaggio per farsi portare dov’eravamo noi. Passano a dir tanto dieci minuti, che veniamo abbandonate insieme ad un valigione, per iniziare una ricerca di uno zainetto. Dani ha dimenticato lo zaino nell’auto del portoghese che lo ha accompagnato, così ha pensato di andarlo a cercare a casa per recuperare il tutto, di cui abbiamo scoperto in un secondo momento l’importanza; non era solo uno zainetto….era uno zainetto con dentro il PASSAPORTO!!!

Allora siamo rimaste ancora li ad aspettare gli altri ragazzi che stavano per arrivare, compreso Fabio che avevamo lasciato a Porto. Arrivati l’ora l’attesa è stata più piacevole, anche se io e la Mandy non ne potevamo più di quella stazione, eravamo li dall’una e stavamo impazzendo.

Finalmente all quattro sono arrivati a prenderci con il Van, siamo andati a fare un po’ di spesa (acqua, frutta e birra) e poi siamo finalmente arrivati al Camp, dove altri ragazzi ci stavano già aspettando.

Bukubaki è il camping che ci ospita, fatto di casette sugli alberi e capane….di lusso!! Un posto fantastico!! È davvero some un sogno. La piscina, la boule per skaters e persino le docce e i bagni di stralusso. Piano piano sono arrivati tutti, compreso Daniele che è riuscito a trovare il passaporto, fare amicizia con tutto il Portogallo e girarsi mezza città in un pomeriggio.

Ci siamo finalmente riuniti tutti, abbiamo preso posto nei nostri letti e abbiamo passato la prima serata insieme con un aperitivo a buffet preparato dal camp. Il gruppo ha iniziato a conoscersi così, tra un buonissimo cocktail del bravissimo barista, una birra e chiacchiere fino al calare del sole.

Non lo avrei mai potuto immaginare, ma stava per iniziare un esperienza unica.

Vacanze ne faccio tante, sono sempre in giro, sempre alla scoperta di luoghi, culture, emozioni. Ma questa è stata una vacanza diversa, è stato un vero…non lo so…non so nemmeno come descriverlo! È stato unico!!!

25 ragazzi, ognuno con storie, vite, caratteri diversi. Ragazzi che nella vita probabilmente non si sarebbero mai incontrati o che se l’avessero fatto per caso…probabilmente non avrebbero nemmeno fatto amicizia.

In questo contesto invece, è stato semplice e bellissimo confrontarsi e vivere insieme.

Tutti i miei buoni propositi di postare giorno per giorno…beh….sono andati a farsi benedire! Non potevo farlo….ogni minuto era prezioso…e andava speso per vivere il gruppo, l’esperienza, l’oceano, le onde, anche solo speso per respirare l’aria che c’era, l’odore della vacanza, delle amicizie che stavano per nascere….della maresia.

Io e la Mandy avevamo scelto di sistemarci nella tenda, mentre altri avevano a disposizione le case sugli alberi, con tanto di cucina. Il resort è favoloso, in mezzo ad un bosco, quelle tende e quelle treehouse ti accolgono e ti rilassano.

Abbiamo condiviso la tenda con due ragazzi, con cui è subito nata una buona sintonia. Uno era Fabio, il ragazzo conosciuto già a Porto; un caso…senza volerlo eravamo già amici con uno di quelli che poi sarebbe diventato il nostro coinquilino; l’altro Marco, che la notte ci allietava il sonno con le sue russate. Eravamo la tenda numero due ed insieme siamo stati benissimo!

La prima mattina ci siamo trovati tutti per la colazione. È bello quando ti svegli con il sorriso e la colazione la fai insieme ad altre 24 persone sorridenti come te.

Tutti con le facce stropicciate, ma impazienti di andare in spiaggia per la nostra prima lezione di surf.

Già il viaggio verso la spiaggia è un emozione. Tutti insieme divisi tra Van e il Berlingo di Christian, uno dei ragazzi dello Staff, a cantare, chiacchierare e cercare lo spot giusto.

Arrivati in spiaggia, tutti armati di muta, ci siamo divisi in due gruppi e per ogni gruppo ci è stata fatta una lezione teorica. Abbiamo conosciuto Marco, il nostro istruttore di surf vicentino, nonché proprietario del Bukubaki e Denise, la nostra istruttrice di surf tedesca; bella, bellissima! Bellissimi entrambi. Lui magico, ci parlava di surf come un bambino parla di una favola; dai suo occhi usciva una splendida luce e insieme a lui riuscivamo a sognare. Lei incantevole, un sorriso dolcissimo, un fisico snello, che tutte noi ragazze abbiamo invidiato. Sicuro non era un invidia negativa, la guardavamo come una sorella minore guarda la sorella maggiore, pensando di voler essere come lei. Ci hanno raccontato a modo loro lo spirito del surf, la libertà che ti da questo sport e tutto quello che ti fa vivere.

Vivi la vita come un bambino, costruisci i tuoi castelli per distruggerli e costruirne di più belli, ama le cose semplici, come un profumo. Il profumo del pane appena fatto, il profumo del gelsomino, il profumo del mare e dell’oceano: la Maresia.

Questa parola, Maresia, con tutto il suo romanticismo, mi ha accompagnato per gran parte della vacanza, tanto da diventare poi un tatuaggio, un marchio, un ricordo indelebile.

La prima lezione l’abbiamo passata per lo più a parlare e a conoscerci; solo una piccola parte verso la fine l’abbiamo dedicata alle onde, a cercare di capirle e viverle senza violenza. Un primo appuntamento con loro, solo questo.

Dopo tutta la giornata in spiaggia, al freddo oltretutto, siamo rientrati al Resort. Beh, io ci sono tornata con Sara, la ragazza di Padova, prima degli altri, volevo godermi un po’ la piscina e la pace di quel luogo.

Siamo state tutto il pomeriggio a chiacchierare a bordo piscina prima e sul balconcino della sua treehouse poi, fino a che non ci hanno raggiunto tutti gli altri. Prima vera cena tutti insieme, una fantastica carbonara improvvisata da Gino, il più piccolo del gruppo nonché ormai la nostra mascotte. Tra piatti l’uno diverso dall’altro, posate recuperate ovunque, collezioni di bottiglie di birra vuote e tappi, chi seduto a terra, chi su scalini e chi sulle uniche sedie disponibili, la cena ci ha riuniti. Tutti insieme a parlare, ridere, raccontare di come siamo arrivati in quel luogo; tutto lasciandoci alle spalle la nostra vita fuori da li. La prima sera l’abbiamo trascorsa senza chiederci le solite cose: che lavoro fai? Dove abiti? Quanti anni hai? Ci stavamo semplicemente conoscendo come viaggiatori.

A fine cena io e la Mandy siamo andate in tenda, avevamo tutti i vestiti umidi e faceva freddissimo. Così siamo rimaste al camp mentre tutti gli altri sono andati a continuare a far festa in paese.

La terza mattina ci sentivamo già tutti a casa. Divisi a gruppi per le lezioni, c’era chi ancora dormiva e chi invece si stava preparando a mettere la muta ancora umida e fredda dal giorno prima e lanciarci nell’oceano.

Io non ero tra quelli che partivano per primi per fortuna, ma questo non toglieva il fatto che faceva comunque freddo.

Bene o male le nostre giornate erano sempre organizzate così; tra viaggi in Van a cercare le onde, mute congelate, lezioni di surf e buona compagnia in spiaggia.

Le sere sono state quelle che ci hanno sorpresi di più. Una cena Portoghese in un locale sull’oceano dove a cucinare c’era una tenera signora. Abbiamo mangiato pesce a volontà: granchi, polipo, tonno…tutto buonissimo. Abbiamo ammirato tutti insieme un tramonto fantastico…ma non per il tramonto in se; indubbiamente era un tramonto mozzafiato, il sole che viene divorato dall’oceano non lo vediamo tutti i giorni; ma comunque quello che aveva di speciale quel tramonto era ben altro: era il contesto; tutti insieme su una scogliera a fissare l’orizzonte; tutti noi che pochi giorni prima non ci conoscevamo, tutti noi che eravamo li per lo stesso motivo, tutti noi che iniziavamo a volerci bene.

Siamo stati un gruppo affiatato. Noi viaggiatori e gli organizzatori stavamo benissimo insieme. Sui mezzi cantavamo sempre, sia quando andavamo in cerca dell’onda, che quando uscivamo la sera.

La sera dopo l’abbiamo passata in una pineta poco distante dal resort. I ragazzi ci hanno organizzato un Barbecue! Sono stati carinissimi; hanno pensato a tutto, musica compresa.

Siamo stati tutta la sera circondati dall’oscurità di quella pineta, nel nostro piccolo spazio illuminato. Un atmosfera semplice, magica e romantica. S’è mangiato, bevuto, riso un sacco. Abbiamo riso sempre…per tutta la durata della vacanza.

Avevamo ancora due sere davanti a noi; eravamo curiosi, ma iniziavamo anche a realizzare che la vacanza era già oltre la metà.

La penultima sera l’abbiamo passata nel Resort. Iniziavamo ad essere tutti stanchi per il surf; ci stava catturando talmente tanto che usavamo tutte le energie in nostro possesso per provare a cavalcare quelle onde e la sera arrivavamo distrutti.

quel giorno io e la Mandy avevamo fatto anche una lezione di skate, con un ragazzo di Vicenza, Un pazzo! Una di quelle persone che vive nel proprio mondo e non gliene frega assolutamente niente di uscirne. Una di quelle persone alla fine genuine, perché sono così, difficili da comprendere ma belle da incontrare e conoscere.

Alla fine, possiamo dire di essere state sopra ad uno skate, ma sicuro non di dire che abbiamo fatto skate…proveremo ancora di sicuro, anche perché avere una tavola sotto i piedi ci sta appassionando sempre più, qualsiasi forma abbia e su qualsiasi superficie viaggi: asfalto, neve o acqua….basta che sia una tavola da cavalcare.

La sera al bukubaki è stata tranquilla; concertino a bordo piscina, cena tutti insieme al ristorante e film per chiudere la serata, con tanto di collasso generale; Personalmente, le uniche cose che sono riuscita a vedere sono stati i titoli di coda, ma pare fosse un bel film.

L’ultimo giorno è stato il più entusiasmane per quanto mi riguarda. Ho finalmente cavalcato l’onda! Quell’onda che non avevo ancora avuto il coraggio di affrontare.

La mattina è stata tranquilla, era l’ultima giornata che passavamo in mare e quindi avevamo la possibilità di surfare per conto nostro…tanto bene o male eravamo già addestrati come si deve per poterci lanciare.

Quello era il giorno con le onde peggiori. Ho passato ore, a cercare di superare il line-up e lanciarmi, ma con scarso successo. Così ho rinunciato e mi sono piazzata in spiaggia a prendere un po’ di sole.

Fino a che la Babi non è tornata in spiaggia a dirmi di rientrare in acqua e provare a cavalcarne ancora qualcuna; tra me e me allora ho pensato “ beh! Alla fine oggi è l’ultimo giorno; posso tentare!”.

Allora mi sono rimessa la muta (esperienza terribile quella di rimetterla umida quando ti sei appena asciugata) ho preso una delle tavole che erano abbandonate sulla spiaggia, mi sono legata il lish al piede e mi sono lanciata in acqua. Non l’ho fatto con lo stesso spirito del mattino, anzi, sono entrata tranquilla, come se nemmeno mi interessasse cavalcare un onda.

All’inizio sono rimasta vicina alla riva, fino a quando mi sono accorta che iniziava ad esserci più spazio in acqua; così…mi sono stesa sulla tavola, ho iniziato a remare e sono andata oltre al line-up; li mi sono seduta a cavallo della tavola, con i piedi a mollo e ho aspettato. Non so nemmeno cosa, ma aspettavo.

Mi guardavo attorno, guardavo le ode che mi venivano in contro, guardavo la spiaggia, guardavo tutti i surfisti che erano attorno a me….quando ad un certo punto mi allungo sulla tavola, con calma, e mi sento piano piano portare verso riva. Alchè, d’istinto, metto le braccia in acqua ed inizio a remare. La tavola inizia a prendere velocità, l’onda inizia a rompersi ed io ci salto perfettamente sopra. Mi ritrovo lassù, in piedi, stabile, e mi rendo conto che sto cavalcando un onda; piego le ginocchia allungo il braccio destro verso la punta della tavola e la cavalco, incredula per quello che stavo facendo, ma la cavalcavo. Mi è sembrato un momento lunghissimo nel quale cercavo di capire se qualcuno mi stesse guardando o proprio durante l’unica onda che cavalco come si deve, nessuno mi vede, e in acqua vedo Stefano che mi guarda con la faccia sbalordita e mi urla “Bravaaaaaa!!! Guarda dritto!” E a riva Cristina che mi fissa mentre le vado incontro e con i pollici rivolti all’insù mi fa un sorriso enorme! Sono arrivata a riva perfettamente sono saltata giù dalla tavola e sono corsa da tutti gli altri e da Marco, urlando “Ci sono riuscitaaaaaa!!!”, Marco mi ha guardata, ha guardato tutto il mio entusiasmo e mi ha abbracciata fortissimo.

Quel pomeriggio io la Babi e Gino avevamo prenotato un tatuaggio da un amica di Marco, era il giorno perfetto, era un giorno da ricordare, così ho tatuato una piccola tavola da surf e la scritta Maresia. Quel giorno la Maresia l’avevo sentita bene, proprio prima di alzarmi sulla tavola, c’ero dentro completamente .

L’ultima serata insieme li a Peniche. Eravamo tristi per quello, eravamo malinconici.

Falò sulla spiaggia, in uno spot nascosto. Eravamo solo noi, il fuoco e i granchietti che ci correvano tra i piedi. I ragazzi della surf week non si sono mai smentiti, tanto meno quella sera. Hanno preparano uno scenario da film e una cena modesta ma perfetta. Attorno al fuoco abbiamo ascoltato Andrea cantare con la sua chitarra; lui con quella voce magica perfetta davanti al fuoco; abbiamo bevuto qualche birra, ammirato le stelle e scherzato e riso.

Un altra serata meravigliosa!

Io avevo qualche lacrima perché stava finendo, ma la camuffavo bene, perché da tre giorni avevo della sabbia nell’occhio ed era ottima come scusa; ma per la verità…un po’ mi stavo emozionando.

Nessuno di noi avrebbe voluto che quella serata finisse! Ma purtroppo è stato così.

Il giorno dopo salutarsi è stato strano, perché avevamo creato un nostro microclima, una nostra routine, anche se routine non è la parola giusta perché toglie tutto quello che c’ è di emozionante in un avventura. Sta di fatto che ci eravamo abituati l’uno all’altro e chissà quando ci saremmo rivisti.

Nei mesi dopo invece il legame è rimasto ancora, le amicizie ormai sono nate e continuano.

I ragazzi della Surfweek sono stati bravi a creare ancora qualche possibilità per rivederci tutti, a partire dalla reunion a Recco, in un’altra scuola di Surf; la BlackWaves.

Altra serata da ricordare, altra atmosfera magica. Quella è stata l’occasione per conoscere gli altri ragazzi che come noi, hanno conosciuto il mondo della surf week di Peniche, come quella di Hossegor e soprattutto è stata l’occasione per conoscere finalmente Alessandro! Il ragazzo a qui praticamente devo tutto questo. Quello che per mesi è stato stressato e contattato per info, dubbi, consigli e quant’altro, quello che insieme a tutti i ragazzi della surfweek rende tutto questo possibile; Un amicizia platonica, finalmente diventata reale.

Non credevo che in Italia il surf fosse così sentito, invece lo è, ed è un mondo fantastico, un mondo che unisce.

Robert Kelly Slater diceva:” è fatta, una volta che sei un surfista, è fatta. Sei entrato nel giro. È come entrare a far parte di una banda o qualcosa del genere. Una volta dentro, non puoi più uscirne” aveva ragione. Il surf è così! I surfisti sono così!!!

Quindi beh…questa ve la devo! Grazie SurfWeek, grazie perché siete speciali


 
 
 

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Titolo Funky

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